Bressan al festival InsolitUdine: «Più politiche giovanili per fermare il calo demografico»
A fronte di oltre 1,5 miliardi di spesa corrente dei 215 Comuni del Friuli Venezia Giulia, solo 43 milioni, meno del 3%, viene destinato alle politiche giovanili. A fornire il dato il segretario generale del Sindacato pensionati Cgil Friuli Venezia Giulia Renato Bressan, ospite questo pomeriggio di InsolitUdine festival, al parco del Cormôr di Udine. «L’aggravarsi dell’andamento demografico, aggravato dalla riduzione dei flussi migratori e dal drenaggio di popolazione dalle aree montane e periferiche verso i centri più urbanizzati, ha già effetti pesantissimi sulla tenuta sociale e occupazionale del Friuli Venezia Giulia, ma che rischiano di diventare insostenibili negli anni», ha detto Bressan. L’inverno demografico, in assenza di politiche capaci di invertire o quantomeno rallentare le tendenze in atto, rischia di trasformarsi in una glaciazione. Se nel 1982 in Fvg gli under 14 erano più degli over 65, il rapporto si è diametralmente ribaltato: oggi, infatti, gli over 65 sono 321mila, il 26% della popolazione, e gli under 14 poco più di 135mila, meno della metà. E sono 110mila gli over80, triplicati in quarant’anni e sempre più privi di reti di assistenza da parte delle proprie famiglie.
Seconda regione d’Italia per indici di invecchiamento, il Fvg vede aumentare la pressione sul suo sistema di welfare, legata all’aumento del numero di grandi anziani, di malati cronici e di non autosufficienti (38mila). L’altra emergenza riguarda il lavoro. La popolazione in età lavorativa (15-64 anni) è scesa di oltre 70mila unità dal 1982 a oggi, passando da 810mila a 737mila residenti. L’apporto fondamentale degli immigrati e l’aumento dell’occupazione femminile hanno compensato solo in parte la flessione.
Ad aggravare un quadro già allarmante la fuga dei giovani: ben 43mila le persone che negli ultimi 10 anni hanno lasciato il Fvg per andare all’estero. In rapporto alla popolazione residente siamo la regione italiana con la maggiore propensione all’espatrio: un fenomeno che toglie risorse, prospettive, competenze, spinta allo sviluppo. Da qui, per Bressan, la necessità di rafforzare, anche da parte della Regione e degli enti locali, le politiche destinate ai giovani, da quelle formative al sostegno e alle misure per la casa, dagli asili nido agli incentivi per l’occupazione. Ma l’esodo verso l’estero è anche la reazione alla precarietà, al basso livello delle retribuzioni e alle scarse prospettive per i nostri giovani. «Se analizziamo l’andamento dei redditi rispetto al Pil e all’inflazione, scopriamo che i lavoratori dipendenti sono l’unica categoria ad aver perso in termini di reddito reale, mentre i redditi da lavoro autonomo, dal 2015 al 2023, hanno guadagnato quasi il 50%. È evidente quindi che servono politiche che sostengano il potere d’acquisto dei salari e le tutele del lavoro dipendente: la Cgil si è posta questo obiettivo e i referendum sul lavoro che ha promosso sono uno degli strumenti per raggiungerlo».