Accoglienza nel caos, le responsabilità del Governo
Una quantità di sbarchi ingestibile e un numero di richiedenti asilo superiore a quello gestito dagli altri Paesi europei? Due luoghi comuni entrambi da sfatare: «Un Paese come l’Italia, con i suoi 60 milioni di abitanti e una popolazione in costante calo demografico, con 170mila residenti in meno nel 2022, dovrebbe essere in grado di gestire i flussi migratori e di governare le politiche di accoglienza. Quanto al numero di richiedenti asilo, la mole di domande presentata ogni anno all’Italia è inferiore alla media europea. Senza considerare che il 70% degli immigrati che arrivano in Italia non intendono fermarsi nel nostro Paese, ma sono diretti altrove». È quanto ha dichiarato il presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) Gianfranco Schiavone, ospite del dibattito su immigrazione e violenza sulle donne organizzato oggi a Tricesimo (Udine) dallo Spi-Cgil del Friuli Venezia Giulia, in occasione della 13. Festa regionale di Liberetà . Schiavone, senza entrare nel dettaglio delle misure annunciate ieri dal Governo, ha puntato il dito sulla gestione complessiva delle politiche migratorie da parte del nostro Paese: «Quello in atto ““ ha dichiarato ““ è un processo di violenta chiusura davanti a una realtà che potrebbe e dovrebbe essere governata. Con il centrodestra al Governo è diventata egemone, raggiungendo livelli parossistici, una visione basata sulla paura e sulle chiusure, incapace di affrontare e gestire il cambiamento e un fenomeno che non ha carattere straordinario, ma è destinato anzi ad aumentare nel tempo». Sotto accusa, con le politiche del Governo, anche quelle della Regione Friuli Venezia Giulia, «dove si è cancellato – ha denunciato Schiavone – qualsiasi programma di inclusione sociale degli immigrati, con l’eccezione dell’accoglienza ai minori, di cui la Regione deve occuparsi per obbligo».
Tra le cause della criticità , per il presidente di Ics, lo smantellamento dell’accoglienza diffusa e la conseguente concentrazione dei richiedenti asilo in grandi strutture, su tutte la caserma Cavarzerani di Udine e il Cara di Gradisca, dove sono ammassate quasi 1.200 persone, la metà degli immigrati accolti in Fvg. «Il resto della regione ““ ha aggiunto Schiavone ““ è sostanzialmente vuoto, con l’eccezione di Trieste, l’unica provincia dove, grazie all’associazionismo, esiste un sistema di trasferimenti sul territorio».
A puntare il dito sulle responsabilità del Governo di centrodestra anche Carla Mastrantonio, della segreteria nazionale Spi-Cgil. «In un panorama mondiale segnato da ben 59 guerre in atto e dagli effetti del cambiamento climatico ““ ha detto dal palco di Tricesimo ““ è semplicemente impensabile parlare di muri, fili spinati e blocchi navali. Questo Paese, che ha dato grande prova di solidarietà accogliendo 170mila profughi di guerra ucraini, dovrebbe chiedersi perché non riesce a far fronte a 130mila ingressi di immigrati dal Sud del mondo». Anche Mastrantonio ha definito grave la scelta di smantellare l’accoglienza diffusa, «un progetto che funzionava dal punto di vista dell’integrazione e che in molte parti d’Italia ha contribuito a ridare vita a comunità vecchie e spopolate». L’esponente della segreteria nazionale Spi ha però giudicato negativamente anche la filosofia di molte critiche portate in questi giorni al Governo dalle forze di centrosinistra: «Meloni va attaccata per la mancanza di politiche di integrazione e accoglienza, non perché non ha fermato gli arrivi».