Servizi socio-sanitari, inaccettabile qualsiasi ipotesi di tagli
Da un lato lo sblocco immediato dei trasferimenti regionali ai Comuni per far fronte all’emergenza denunciata dai sindaci, dall’altro l’avvio immediato del confronto tra Giunta, sindacati ed enti locali sull’organizzazione e il rafforzamento dei servizi socio-sanitari. Servizi che sarebbe gravissimo ridimensionare, viste le dinamiche demografiche e di fronte a una crisi che sta determinando una progressiva espansione delle aree di bisogno, disagio e povertà.
Questo il duplice appello che le segreterie regionali dei sindacati pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil lanciano nei confronti dell’amministrazione regionale e degli enti locali, in risposta all’allarme lanciato dall’Anci, che ha denunciato il rischio di un drastico taglio ai livelli dei servizi garantiti dai Comuni. «In un quadro caratterizzato dalla caduta dei redditi da lavoro e pensione, dall’aumento del costo della vita e dai rincari delle imposte e delle tariffe, l’indebolimento della rete di protezione socio-sanitaria rischierebbe di creare una situazione insostenibile per migliaia di famiglie, in particolare per disoccupati, anziani e non autosufficienti», dichiarano i segretari regionali Ezio Medeot (Spi), Gianfranco Valenta (Fnp) e Arnoldo Renni (Uilp).
Ecco perché i sindacati chiedono al presidente Tondo di «riprendere in mano il filo della riforma socio-sanitaria, rafforzando le strutture territoriali, l’assistenza domiciliare e il ruolo della prevenzione, unica soluzione che può garantire sia standard di servizio adeguati sia il contenimento e il controllo dei costi nel tempo». Riguardo alle case di riposo, i sindacati ribadiscono che le priorità sono l’avvio del processo di riqualificazione e l’abbattimento delle rette, a partire dai redditi più bassi, e confermano che la priorità va data allo sviluppo dell’assistenza domiciliare, preferibile all’autorizzazione di nuovi posti letto.
Quanto all’emergenza risorse denunciata dai sindaci, pur condividendo l’allarme e sollecitando lo sblocco dei fondi regionali, Spi, Fnp e Uilp invitano i Comuni ad avviare i piani locali di lotta all’evasione previsti dalla legge. «Una strada – concludono i sindacati – che va perseguita con forza e convinzione, per recuperare risorse indispensabili non solo per la tenuta dei servizi locali, ma anche per tutelare i redditi più bassi dall’aumento di imposte e tariffe, introducendo forme di esenzione e criteri di progressività nell’imposizione».
Questo il duplice appello che le segreterie regionali dei sindacati pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil lanciano nei confronti dell’amministrazione regionale e degli enti locali, in risposta all’allarme lanciato dall’Anci, che ha denunciato il rischio di un drastico taglio ai livelli dei servizi garantiti dai Comuni. «In un quadro caratterizzato dalla caduta dei redditi da lavoro e pensione, dall’aumento del costo della vita e dai rincari delle imposte e delle tariffe, l’indebolimento della rete di protezione socio-sanitaria rischierebbe di creare una situazione insostenibile per migliaia di famiglie, in particolare per disoccupati, anziani e non autosufficienti», dichiarano i segretari regionali Ezio Medeot (Spi), Gianfranco Valenta (Fnp) e Arnoldo Renni (Uilp).
Ecco perché i sindacati chiedono al presidente Tondo di «riprendere in mano il filo della riforma socio-sanitaria, rafforzando le strutture territoriali, l’assistenza domiciliare e il ruolo della prevenzione, unica soluzione che può garantire sia standard di servizio adeguati sia il contenimento e il controllo dei costi nel tempo». Riguardo alle case di riposo, i sindacati ribadiscono che le priorità sono l’avvio del processo di riqualificazione e l’abbattimento delle rette, a partire dai redditi più bassi, e confermano che la priorità va data allo sviluppo dell’assistenza domiciliare, preferibile all’autorizzazione di nuovi posti letto.
Quanto all’emergenza risorse denunciata dai sindaci, pur condividendo l’allarme e sollecitando lo sblocco dei fondi regionali, Spi, Fnp e Uilp invitano i Comuni ad avviare i piani locali di lotta all’evasione previsti dalla legge. «Una strada – concludono i sindacati – che va perseguita con forza e convinzione, per recuperare risorse indispensabili non solo per la tenuta dei servizi locali, ma anche per tutelare i redditi più bassi dall’aumento di imposte e tariffe, introducendo forme di esenzione e criteri di progressività nell’imposizione».