«Sanità e welfare, insufficienti le risorse della legge di bilancio»
«Il sistema socio-sanitario è il settore che esce più penalizzato dall’ultima Finanziaria regionale. A fronte di una disponibilità complessiva di risorse pari a 266 milioni in più rispetto alla Finanziaria 2021, l’incidenza della spesa socio-sanitaria cala quasi del 5%. Le risorse messe a bilancio, pertanto, non consentono di avviare quel percorso di rafforzamento delle assunzioni e della sanità territoriale indispensabile non solo per arginare l’impatto della pandemia, ma anche per riprendere un processo di riforma che tenga conto delle linee strategiche del Pnrr». È quanto sostiene il segretario generale del Sindacato pensionati Cgil del Friuli Venezia Giulia Roberto Treu, preoccupato anche dall’impatto dei contagi, che cresce sia tra la popolazione sia, nello specifico, tra il personale delle strutture sanitarie, assistenziali e tra gli ospiti delle case di riposo. «Il quadro ““ sostiene Treu ““ resta molto preoccupante e rischia di aggravarsi ulteriormente, non soltanto per l’impatto diretto della pandemia in termini di contagi, ricoveri e decessi, ma anche per i suoi effetti indiretti, con un ulteriore, insostenibile appesantimento delle liste di attesa, una piaga che colpisce tutta la popolazione, ma soprattutto le persone fragili e gli anziani, in forte sofferenza anche per la carenza di medici di base».
Al di là dell’emergenza sanitaria, a preoccupare lo Spi è «la mancanza di indirizzi strategici coerenti con gli obiettivi di rafforzamento della sanità pubblica previsti dal Pnrr». Mancanza confermata, rileva Treu, «dagli atti aziendali, che in tutte le realtà territoriali dovranno essere profondamente corretti, viste le lacune e le contraddizioni rilevate non soltanto dalle organizzazioni sindacali, ma anche da ordini professionali, sindaci, addetti ai lavori». Treu, in particolare, denuncia «la grave assenza di interventi aggiuntivi sul personale e sull’attuazione delle prime innovazioni previste dal Pnrr, a partire dagli organici necessari per il funzionamento delle case della salute, degli ospedali di comunità e per il potenziamento dei servizi domiciliari, e un allarmante depauperamento del ruolo dei distretti, addirittura dimezzati dall’Asugi, e dei servizi territoriali, quali quelli per la salute mentale». Una vera e propria «controriforma», aggiunge Treu, «a danno degli utenti e delle loro famiglie, rispetto alle buone pratiche in essere riconosciute a livello nazionale e internazionale».
Tutto fermo, secondo il segretario dello Spi, anche sul fronte delle politiche per anziani e non autosufficienti, «con il sostanziale congelamento del nuovo sistema di accreditamento e la mancanza di misure per il rafforzamento dell’assistenza domiciliare, che dovrà rappresentare in futuro l’asse portante del sistema». Manca inoltre, sostiene Treu, l’attuazione di un piano regionale di supporto dalle persone fragili e di un percorso di integrazione tra i servizi sociali e sanitari. Da qui la necessità di «un incontro di merito e non formale» con i sindacati per rilanciare, da subito, «un indispensabile confronto sulle politiche sanitarie e socio-assistenziali, sia con riferimento all’aggravarsi dell’emergenza sanitaria sia per ridisegnare un processo riformatore che richiede il più ampio coinvolgimento di tutti i soggetti, operatori, associazioni e organizzazioni sindacali, invertendo l’attuale logica di chiusura e autoreferenzialità delle istituzioni sanitarie in regione».