Pordenone, i pensionati Cgil ancora in piazza
Dall’8 al 13 novembre lo Spi Cgil sceglie le piazze della provincia di Pordenone, incominciando con Porcia, Maniago, Azzano X, Pordenone, San Vito, Sacile, Spilimbergo, per spiegare le sue proposte per migliorare le condizioni di vita degli anziani; per dare voce alla terza età, ai giovani, ai lavoratori, e a tutti i cittadini che vorrebbero un’Italia più giusta, con meno tasse su lavoro e pensioni, sanità e assistenza per tutti, pensioni dignitose oggi e domani. Temi che saranno anche al centro della manifestazione promossa dalla Cgil a Roma il 27 novembre.
Basta riforme e leggi ad personam. Le priorità per rimettere in piedi il Paese sono: il lavoro, l’occupazione, meno tasse per chi le paga, pensioni dignitose, sanità che funzioni, scuola pubblica, assistenza ai non autosufficienti. Qualcuno pensa che i pensionati non dovrebbero “mettere il becco” nelle faccende di questo paese, e che dovrebbe bastargli la pensione che arriva tutti i mesi? La risposta dello Spi-Cgil è lapidaria: «In dieci anni pensionati e lavoratori dipendenti hanno perso in media cinquecento euro al mese di potere d’acquisto. I consumi sono andati giù, se ne lamentano pure i commercianti. Solo il Governo continua a minimizzare la portata della crisi, quasi fosse una crisi all’acqua di rose. Le rose se le sono prese le banche. A noi sono rimaste solo le spine».
Infatti qualcuno la crisi non l’ha sentita. Le tante cricche che lucrano sui soldi pubblici non l’hanno nemmeno vista da lontano. La Corte dei conti ha calcolato per esempio che ogni anno corrotti e corruttori si mettono in tasca sessanta miliardi di euro. L’industria del malaffare è l’unica a non sentire gli effetti della globalizzazione.
La crisi, invece, la scontano i lavoratori dipendenti, i giovani, i pensionati, le piccole imprese, gli artigiani. In due anni un milione di persone hanno perso il posto di lavoro. Le piccole imprese hanno visto sfumare ordinativi e commesse. La disoccupazione reale è schizzata all’11%, lo dice Banca d’Italia. Poi mettici un milione di cassintegrati, due milioni e mezzo di precari ed è il dramma.
I pensionati si lamentano perché il 65% di loro prende meno di 750 euro lordi al mese, perché con questi soldi non ci si campa, perché i pensionati italiani sono i più tartassati d’Europa, perché hanno paura di ammalarsi e perdere l’autosufficienza. Perché allora dovrebbero stare zittidi fronte alla crisi e ai frutti del malgoverno di Berlusconi e della Lega?