Pochi fondi, oltre cento anziani senza assistenza nel basso isontino
(da Il Piccolo) Le richieste di oltre cento cittadini del distretto Basso Isontino che hanno presentato domanda di accesso ai Fondi per l’autonomia possibile, destinati a fornire assistenza domiciliare a pazienti anziani o non autosufficienti, sono rimaste inevase.
Le risorse economiche a disposizione, infatti, sono risultate ben presto esaurite e il progetto regionale, nel suo complesso, si è rivelato sottofinanziato, almeno per i nove comuni che compongono l’Ambito 2.2: Monfalcone, Ronchi dei Legionari, Fogliano Redipuglia, San Canzian, Doberdò del Lago, Grado, Staranzano, San Pier e Turriaco. Lo ha denunciato ieri, nel corso di un tavolo provinciale, il rappresentante di Spi-Cgil Vittorio Franco: «Nonostante questi fondi abbiano inciso positivamente sul tessuto sociale del territorio, determinando una significativa diminuzione di accessi alle case di riposo del Basso Isontino, grazie soprattutto all’accresciuto trattamento domiciliare dei pazienti, per un centinaio di cittadini questa opzione oggi non risulta più praticabile».
Un peccato, dal momento che, come osservato da Franco, l’assistenza a casa di un anziano comporta un notevole alleggerimento di spese sul fronte ospedaliero, con conseguente risparmio per la sanità pubblica. Si tratta, dunque, di un allarme giustificato, «poiché l’alternativa a questo punto è, ancora una volta, la casa di riposo».
In regione, stando ai dati snocciolati, sono 10mila gli over 65 ricoverati in strutture, 15mila quelli seguiti da una badante e 25mila le persone curate a domicilio. Una grande criticità è poi la carenza di infermieri domiciliari e figure riabilitative (tre infermieri ogni 10mila abitanti a fronte di una media regionale di 4 ogni 10mila e nel caso triestino di 6 ogni 10mila). Il rappresentante di Spi-Cgil ha infine invocato un regolamento unico per tutte le case di riposo dell’ambito, così da assicurare gli stessi diritti a ogni anziano residente sul territorio. (Tiziana Carpinelli)