Pensioni, la rivalutazione una nostra conquista: ora scenda la pressione fiscale
Gli aumenti fino al 7,3% delle pensioni a partire dal prossimo 1° gennaio non sono un “regalo”, ma il risultato della perequazione piena all’inflazione, ripristinata nel 2022 grazie alle battaglie dei sindacati pensionati. In una situazione come quella attuale, segnata da un’inflazione che viaggia verso il 10%, è di fondamentale importanza poter disporre di strumenti efficaci di adeguamento dei redditi al costo della vita, e il meccanismo di rivalutazione delle pensioni tornato in vigore quest’anno, frutto di un nostro lungo pressing sui precedenti Governi, consente una più corretta rivalutazione delle pensioni rispetto al tasso d’inflazione.
Era un risultato fondamentale, ma lo consideriamo solo il primo passo. Quanto all’anticipo parziale della rivalutazione deciso dalla precedente maggioranza, con l’incremento fino al 2% delle pensioni a partire da ottobre, è una piccola boccata di ossigeno, ma insufficiente, se si considera che il peso dei soli aumenti di luce e gas, nel corso di quest’anno, pesa mediamente per oltre 1.000 euro per le famiglie di due persone e quasi 800 euro per chi vive solo. Di fronte all’emergenza redditi che colpisce i pensionati, aggravata da dieci anni di tagli alla rivalutazione degli assegni e da una pressione fiscale sulle pensioni che non ha eguali in Europa, è indispensabile una chiara inversione di tendenza: una riforma fiscale che dia risposte in primis ai redditi bassi e medio bassi, che hanno ottenuto scarsissimi benefici dall’ultima riduzione delle aliquote e delle detrazioni, e l’innalzamento da 1.000 a 1.500 euro del tetto per la quattordicesima mensilità , con il suo contestuale incremento per chi rientra già tra i beneficiari della misura.
La priorità di questo Paese non è innalzare il tetto della flat tax e per i pagamenti in contante, ma sostenere chi non ce la fa: solo così potremo arginare la crescita della povertà e del disagio sociale e rilanciare i consumi, dando ossigeno non solo alle famiglie, ma anche all’economia. Da qui l’urgenza ineludibile, per i sindacati, di aprire subito un confronto vero con il Governo su fisco, lavoro, pensioni e welfare. Pronti a sostenere le nostre richieste, se necessario, anche con iniziative di mobilitazione e di lotta.