“Pensioni, accordo ancora lontano su Ape e lavori precoci”
«Non siamo alla vigilia di un accordo. L’intesa sulle pensioni, infatti, ci sarà soltanto se il confronto darà risultati concreti. Risultati che al momento esistono su alcuni punti, mentre su altri non c’ècondivisi one, in particolare Ape e lavori precoci, che per lo Spi e la Cgil sono questioni chiave». È quanto ha dichiarato oggi a Venzone Vera Lamonica, della segreteria nazionale Spi-Cgil, nel corso di un incontro dedicato al ruolo del sindacato nella ricostruzione del Friuli, cui hanno partecipato tra gli altri l’assessore regionale alle Risorse agricole Cristiano Shaurli e i segretari regionali della Cgil e dello Spi, Villiam Pezzetta ed Ezio Medeot.
I’incontro si è tenuto nell’ambito della Festa di Liberetà .
«Nel tavolo col Governo ““ ha detto la rappresentante dei pensionati Cgil ““ c’è stato sicuramente un cambio di passo: siamo in presenza di un confronto vero e questo è di per sé un elemento positivo. Così come sono
positivi alcuni importanti punti già condivisi: l’allargamento della no tax
area, che scatterà con la legge di stabilità 2017, l’impegno a non rimettere mano al sistema di rivalutazione “Letta” delle pensioni, che verrà riadottato a partire dal 2018, l’estensione della quattordicesima mensilità fino agli
assegni da 1.000 euro lordi, alcuni passi avanti in materia di lavori usuranti, in particolare la rimozione della finestra mobile e il fatto che la pensione possa essere slegata dall’aspettativa di vita».
Restano però da affrontare alcuni importanti nodi la cui soluzione, ha detto Lamonica, «è legata alle risorse che verranno messe in campo e rappresenta una condizione fondamentale per arrivare all’accordo». Si tratta di nodi che non riguardano soltanto l’anticipo pensionistico, ha aggiunto l’esponente dello Spi, ma anche la questione cruciale dei lavori precoci, sui quali il Governo aveva aperto, salvo riscoprire in queste ore di
avere sbagliato i conti».
Quanto all’Ape, Lamonica ha ribadito le forti perplessità della Cgil: «Impostato come l’ha concepito il Governo, l’Ape è uno strumento
finanziario e non previdenziale. Destinato quindi, come il Tfr in busta paga, a essere snobbato dai lavoratori, perché troppo penalizzante, dal momento che le
decurtazioni sul valore della pensione potrebbero arrivare al 25% dell’assegno.
È però in atto un confronto di merito sulla cosiddetta Ape sociale, cioè per
individuare quali categorie e con quali criteri possano accedere al prestito pensionistico senza restituire niente. Solo alla luce di questo confronto e del suo esito potremo dire se un accordo è possibile o meno».
I’incontro si è tenuto nell’ambito della Festa di Liberetà .
«Nel tavolo col Governo ““ ha detto la rappresentante dei pensionati Cgil ““ c’è stato sicuramente un cambio di passo: siamo in presenza di un confronto vero e questo è di per sé un elemento positivo. Così come sono
positivi alcuni importanti punti già condivisi: l’allargamento della no tax
area, che scatterà con la legge di stabilità 2017, l’impegno a non rimettere mano al sistema di rivalutazione “Letta” delle pensioni, che verrà riadottato a partire dal 2018, l’estensione della quattordicesima mensilità fino agli
assegni da 1.000 euro lordi, alcuni passi avanti in materia di lavori usuranti, in particolare la rimozione della finestra mobile e il fatto che la pensione possa essere slegata dall’aspettativa di vita».
Restano però da affrontare alcuni importanti nodi la cui soluzione, ha detto Lamonica, «è legata alle risorse che verranno messe in campo e rappresenta una condizione fondamentale per arrivare all’accordo». Si tratta di nodi che non riguardano soltanto l’anticipo pensionistico, ha aggiunto l’esponente dello Spi, ma anche la questione cruciale dei lavori precoci, sui quali il Governo aveva aperto, salvo riscoprire in queste ore di
avere sbagliato i conti».
Quanto all’Ape, Lamonica ha ribadito le forti perplessità della Cgil: «Impostato come l’ha concepito il Governo, l’Ape è uno strumento
finanziario e non previdenziale. Destinato quindi, come il Tfr in busta paga, a essere snobbato dai lavoratori, perché troppo penalizzante, dal momento che le
decurtazioni sul valore della pensione potrebbero arrivare al 25% dell’assegno.
È però in atto un confronto di merito sulla cosiddetta Ape sociale, cioè per
individuare quali categorie e con quali criteri possano accedere al prestito pensionistico senza restituire niente. Solo alla luce di questo confronto e del suo esito potremo dire se un accordo è possibile o meno».