Pensionati beffati: il governo rivuole il bonus di 150 euro

(da Il Piccolo) «Gentile signore…». Le lettere, e ne stanno arrivando a decine (e più) nel solo Friuli Venezia Giulia, sono garbate. Ma i destinatari, in gran parte pensionati a bassissimo reddito, non apprezzano. Nemmeno un po’. E come non capirli? Quelle lettere a firma dell’Agenzia delle entrate richiedono la restituzione dei 150 euro che il governo aveva concesso ancora tre anni fa, come bonus fiscale, senza che nessuno (o quasi) chiedesse nulla. Non basta: quelle lettere, in aggiunta, prevedono una sanzione di 30 euro che, con gli interessi, raggiunge i 42,90 euro. La beffa, oltre il danno.
La vicenda inizia a ridosso del Natale 2007 quando il governo, con il decreto 159 a firma dell’allora ministro all’Economia Tommaso Padoa Schioppa, decide di erogare un bonus fiscale a sostegno dei contribuenti a basso reddito, i cosiddetti ”incapienti”: pensionati ma anche lavoratori dipendenti, co.co.co., co.co.pro. e lavoratori autonomi con un’imposta netta pari allo zero nel 2006. Detto, fatto: il bonus destinato alle fasce più deboli ammonta a 150 euro e viene pagato principalmente dai sostituti di imposta. I pensionati lo ricevono d’ufficio, attraverso l’Inps, già nella rata di dicembre: un piccolo ”dono”, comunque apprezzato e sicuramente già speso.
Tre anni dopo, però, il dietrofont: lo Stato rivuole indietro quel bonus e, così almeno si legge nelle lettere, con l’aggiunta della sanzione e degli interessi. Il motivo? Diversi beneficiari, anche se l’Agenzia delle entrate non sa attualmente fornire il numero preciso «comunque molto ridotto», sono risultati al successivo controllo «fiscalmente a carico di altro contribuente» nell’anno d’imposta 2006. Come tali, legge alla mano, non avevano diritto a percepire il bonus: «Ma è stato l’Inps a erogarmi di sua iniziativa i 150 euro ancora tre anni fa. Com’è possibile che adesso io ne debba restituire 192,9 all’Agenzia dell’entrate, compresa la sanzione del 30%, per un errore che l’Inps ha commesso?» si sfoga un pensionato triestino. Non l’unico, anzi: solo ai Caaf della Cgil, in Friuli Venezia Giulia, si sono sinora rivolte «almeno un centinaio di persone» preoccupate e indignate. Pensionati, in gran parte, ma non solo: «Avevo un contratto di co.co.co. e a fine 2007 ho ricevuto il bonus. Ma adesso risulta che, siccome ero fiscalmente a carico dei miei, non ne avevo diritto. E che pertanto devo pagare una multa del 30%» si lamenta una trentenne.
L’Agenzia delle entrate, in verità, prevede uno sconto robusto sulla ”multa” a chi paga in fretta: «La sanzione sarà ridotta al 20% se effettua il versamento entro 30 giorni» recita, testuale, una delle lettere recapitate in queste settimane. E sempre l’Agenzia consente anche la rateizzazione: «Anche in questo caso, versando la prima rata entro 30 giorni, la sanzione sarà ridotta».
«È comunque una presa in giro. Non li abbiamo mica chiesto noi i 150 euro. Ce li ha dati l’Inps. Perché dobbiamo essere puniti?» insiste, arrabbiato, un pensionato friulano. L’Agenzia delle entrate risponde a distanza, con un comunicato stampa, rassicurando: garantisce d’aver già inviato «una nota agli uffici con la quale si chiarisce che è possibile procedere all’annullamento della sanzione per i pensionati che hanno ricevuto automaticamente il bonus dall’ente previdenziale, pur non avendone diritto, e non hanno presentato la dichiarazione dei redditi». Nulla da fare, invece, per chi ha confermato con la stessa dichiarazione di essere titolare del beneficio pur non avendone i requisiti. Tutti, va da sé, devono comunque restituire l’ormai ”famigerato” bonus.(Roberta Giani)