Paradosso Tasi per gli anziani residenti in case di riposo
Paradosso Tasi per gli anziani residenti in case di riposo. La legge di stabilità per il 2014, infatti, non assegna ai comuni, contrariamente a quanto avviene per l’Imu, la possibilità di sgravare dalla nuova tassa sui servizi l’abitazione principale, non affittata, di anziani residenti in una casa di riposo. In mancanza di correttivi, quindi, gli anziani toccati dalla misura saranno costretti a pagare la Tasi, e per giunta senza alcuna detrazione. E il conto – oltre al danno la beffa – potrebbe essere addirittura più salato rispetto all’Imu sulla prima casa pagata nel 2012.
A segnalarlo è lo Spi del Friuli Venezia Giulia, dopo le verifiche effettuate in seguito alle segnalazioni di molti iscritti, che si sono rivolti alle sedi del sindacato pensionati Cgil per avere risposte e rassicurazioni rispetto ai complessi e spesso indecifrabili cambiamenti del quadro legislativo. “Legge di stabilità alla mano – spiega Nazario Mazzotti dello Spi Pordenone – i proprietari di abitazione non locata, se residenti in casa di riposo, potranno continuare ad essere esentati dall’Imu, ma saranno costretti a pagare la Tasi. L’eventuale riduzione o esenzione da quest’ultima è possibile infatti, a discrezione dei Comuni, per alcune categorie come i proprietari residenti all’estero, ma non è prevista per chi risiede in casa di riposo. Inoltre, essendo rinviate alle decisioni dei comuni anche le detrazioni, làimporto da pagare rischia di essere più salato di quello che si sarebbe dovuto pagare con la vecchia Imu sulla prima casa”.
Pur nell’impossibilità di quantificare con precisione l’impatto della misura, è presumibile che essa riguardi una percentuale non piccola degli oltre 10mila anziani ospiti delle case di riposo di questa regione. Lo Spi, da parte sua, è pronto a mobilitarsi a livello regionale e nazionale per chiedere la modifica della norma in questione in sede di conversione in legge del decreto 151/2013 sulle disposizioni finanziarie urgenti, come già fece nel 2012 chiedendo (e ottenendo) l’esenzione dallàImu nel caso in questione. “Sarebbe un controsenso che chi non abita la casa di proprietà e non ne ricava redditi – conclude Mazzotti – venisse costretto a pagare i servizi ad essa connessi, sebbene non utilizzati. Tanto più che questo nuovo balzello verrebbe ad aggravare bilanci personali e familiari già messi a dura prova dallàaumento continuo delle rette delle case di riposo”.