No all’impoverimento delle pensioni dei giovani
La riforma delle pensioni del 1995 introdusse il calcolo contributivo per coloro che iniziavano a lavorare dal 1° gennaio 1996 ed il calcolo misto per chi, a quella data non aveva maturato almeno 18 anni di contributi. Il Protocollo con l’allora governo Prodi del 23 luglio 2007, poi trasformato in legge prevedeva l’istituzione di una Commissione Governo-Parti sociali per verificare l’impatto dei nuovi coefficienti che sarebbero entrati in vigore dal 1° gennaio 2010, rivisti a seguito dell’allungamento dell’aspettativa di vita media, per garantire alle basse qualifiche almeno il 60% dell’ultima retribuzione.
Quella Commissione – prevista da quell’intesa e dalla legge – nonostante le innumerevoli sollecitazioni, non è mai stata attivata dal Governo Berlusconi che, furbescamente e silenziosamente, si appresta a dare applicazione ai nuovi coefficienti ridotti, in modo automatico, applicandoli retroattivamente anche ai contributi finora versati e non solo a quelli che si verseranno dal 1° gennaio 2010 in avanti.
La CGIL ha calcolato che l’applicazione automatica dei nuovi coefficienti produrrà una riduzione della pensione del 3-4% rispetto a quelli vigenti fino al 31 dicembre 2009, mentre per coloro che andranno in pensione solo con il sistema contributivo la perdita sarà più pesante. Ad esempio, andando in pensione con il sistema misto nel 2010 a 60 anni d’età e con 29 anni di contributi, si perde il 4,6% rispetto a chi fosse andato in pensione nel 2009 con il sistema misto e con i coefficienti attuali e si perde il 7,28% rispetto alla pensione calcolata con il sistema retributivo.
Ancora più forte sarà la perdita per chi andrà in pensione solo con il sistema contributivo, cioè per chi ha cominciato a lavorare dal 1° gennaio 1996. In tal caso un’impiegata con 30 anni di contributi nata nel ’49, se fosse andata in pensione nel 2009 con il sistema retributivo avrebbe avuto una pensione di 1.877 euro, con il sistema misto di 1.818 e con il sistema contributivo di 1.416 euro.
E’ un problema grave che impoverirà le pensioni dei giovani, in larga parte inconsapevoli della mazzata che sta per colpirli e che, a tempo debito, produrrà generazioni di pensionati poveri. Un problema sul quale c’è ormai poco tempo per intervenire e c’è la necessità immediata che il governo convochi quel tavolo previsto dall’intesa e dalla legge del 2007 per valutare le ripercussioni di questo cambiamento e per evitare che le pensioni si impoveriscano ancora. I bilanci dell’INPS e degli altri Enti Previdenziali sono in attivo e possono sopportare questo modesto aggravio dei costi a beneficio dei futuri pensionati.
La soluzione c’è, è possibile ed è questa la richiesta della CGIL: introdurre più equità, più solidarietà, più sostenibilità e correggere i criteri di calcolo dei coefficienti di trasformazione per tutelare le pensioni più basse e applicare correttamente le regole del 1995 applicando i nuovi coefficienti più bassi in pro-quota, solo ai contributi versati dal 1° gennaio 2010 in poi e non anche a quelli versati fino al 31 dicembre 2009. Il Governo, se c’è, batta un colpo e se non vuol sentire bisogna svegliarlo.