Mancata rivalutazione, pensionati mobilitati: non è questione di pochi euro
«I
pensionati hanno già pagato troppo e non possono più essere usati
come bancomat». Il sindacato pensionati della Cgil, anche a livello
locale, annuncia battaglia, calcolatrice alla mano, sul tema delle
rivalutazione delle pensioni, affrontato in un recente servizio dal
Messaggero Veneto.
pensionati hanno già pagato troppo e non possono più essere usati
come bancomat». Il sindacato pensionati della Cgil, anche a livello
locale, annuncia battaglia, calcolatrice alla mano, sul tema delle
rivalutazione delle pensioni, affrontato in un recente servizio dal
Messaggero Veneto.
«Se
per chi governa le trattenute mensili possono sembrare esigue,
sommando l’effetto cumulato delle mancate rivalutazioni dal 2012 a
oggi le somme in ballo sono enormi. Si tratta infatti di circa 24
miliardi a livello nazionale, tenendo conto anche del parzialissimo
risarcimento arrivato nel 2015 con il cosiddetto bonus Poletti, meno
del 30% di quanto perduto a causa del blocco nel biennio 2012-2013,
più altri 10 miliardi nei prossimi dieci anni per effetto del
dietrofront dell’ultima finanziaria, che ha depennato il ritorno al
più equo sistema di rivalutazione per fasce previsto dalla legge
388/2000». A fare i conti sui tagli alla perequazione degli assegni
al di sopra dei 1.500 euro lordi mensili, a nome di tutto lo Spi
regionale, sono Giuseppe Dario ed Enrico Barberi, segretari
provinciali rispettivamente di Pordenone e Udine. «A partire dal
cosiddetto blocco Monti-Fornero del biennio 2012-2013 ““ spiegano ““
solo in Friuli Venezia Giulia i pensionati hanno lasciato per strada
circa 500 milioni di euro, oltre 60 milioni all’anno, con una
perdita media di potere d’acquisto superiore a 350 euro all’anno
per ciascun pensionato. Questo perché gli effetti dei tagli alla
rivalutazione, rallentando l’adeguamento delle pensioni
all’inflazione, sono strutturali e si cumulano nel tempo: un
pensionato già penalizzato a causa del blocco e della modifica del
sistema di rivalutazione, in sostanza, continuerà a perdere in
futuro».
per chi governa le trattenute mensili possono sembrare esigue,
sommando l’effetto cumulato delle mancate rivalutazioni dal 2012 a
oggi le somme in ballo sono enormi. Si tratta infatti di circa 24
miliardi a livello nazionale, tenendo conto anche del parzialissimo
risarcimento arrivato nel 2015 con il cosiddetto bonus Poletti, meno
del 30% di quanto perduto a causa del blocco nel biennio 2012-2013,
più altri 10 miliardi nei prossimi dieci anni per effetto del
dietrofront dell’ultima finanziaria, che ha depennato il ritorno al
più equo sistema di rivalutazione per fasce previsto dalla legge
388/2000». A fare i conti sui tagli alla perequazione degli assegni
al di sopra dei 1.500 euro lordi mensili, a nome di tutto lo Spi
regionale, sono Giuseppe Dario ed Enrico Barberi, segretari
provinciali rispettivamente di Pordenone e Udine. «A partire dal
cosiddetto blocco Monti-Fornero del biennio 2012-2013 ““ spiegano ““
solo in Friuli Venezia Giulia i pensionati hanno lasciato per strada
circa 500 milioni di euro, oltre 60 milioni all’anno, con una
perdita media di potere d’acquisto superiore a 350 euro all’anno
per ciascun pensionato. Questo perché gli effetti dei tagli alla
rivalutazione, rallentando l’adeguamento delle pensioni
all’inflazione, sono strutturali e si cumulano nel tempo: un
pensionato già penalizzato a causa del blocco e della modifica del
sistema di rivalutazione, in sostanza, continuerà a perdere in
futuro».
La
questione, secondo lo Spi, va affrontata anche in rapporto alla
destinazione delle risorse così risparmiate: «Da un lato si varano
misure come quota 100 e il reddito di cittadinanza ““ commentano
Dario e
Barberi ““ dall’altro, per finanziarli, si chiedono sacrifici
sempre alle stesse categorie». E se è vero che per buona parte dei
pensionati colpiti dal mancato ritorno alla piena valutazione (e dai
relativi conguagli) le cifre in ballo sono modeste, lo Spi ribadisce
la necessità del ritorno a un meccanismo che garantisca la piena
tutela del potere d’acquisto delle pensioni: «Con l’accordo
stipulato con Cgil-Cisl-Uil nel 2016 c’è stato un piccolo aumento
nel 2018 ““ sottolinea lo Spi ““ e si era riconquistato il
meccanismo di rivalutazione originario con decorrenza 1° gennaio
2019, che l’attuale “governo del cambiamento” ha rimesso in
discussione. Oltre al danno ci sarà la beffa dei conguagli,
rimandati a giugno per evitare di infastidire e di far riflettere i
pensionati-elettori: ecco perché chiediamo risposte concrete alla
piattaforma unitaria Cgil-Cisl-Uil sulle pensioni, che ha l’obiettivo
di superare strutturalmente l’impianto della legge Monti-Fornero e
di realizzare una reale rivalutazione e tutela delle pensioni. Oltre
a questo, vanno affrontate e risolte altre questioni quali i 41 anni
di contribuzione a prescindere dall’età per poter andare in
pensione, il riconoscimento ai fini previdenziali dei lavori gravosi
e usuranti, l’esigenza di dare una pensione di garanzia ai giovani e
risolvere i disastri che sono stati fatti per le donne, tutti temi
sui quali quota 100 non dà risposte».
questione, secondo lo Spi, va affrontata anche in rapporto alla
destinazione delle risorse così risparmiate: «Da un lato si varano
misure come quota 100 e il reddito di cittadinanza ““ commentano
Dario e
Barberi ““ dall’altro, per finanziarli, si chiedono sacrifici
sempre alle stesse categorie». E se è vero che per buona parte dei
pensionati colpiti dal mancato ritorno alla piena valutazione (e dai
relativi conguagli) le cifre in ballo sono modeste, lo Spi ribadisce
la necessità del ritorno a un meccanismo che garantisca la piena
tutela del potere d’acquisto delle pensioni: «Con l’accordo
stipulato con Cgil-Cisl-Uil nel 2016 c’è stato un piccolo aumento
nel 2018 ““ sottolinea lo Spi ““ e si era riconquistato il
meccanismo di rivalutazione originario con decorrenza 1° gennaio
2019, che l’attuale “governo del cambiamento” ha rimesso in
discussione. Oltre al danno ci sarà la beffa dei conguagli,
rimandati a giugno per evitare di infastidire e di far riflettere i
pensionati-elettori: ecco perché chiediamo risposte concrete alla
piattaforma unitaria Cgil-Cisl-Uil sulle pensioni, che ha l’obiettivo
di superare strutturalmente l’impianto della legge Monti-Fornero e
di realizzare una reale rivalutazione e tutela delle pensioni. Oltre
a questo, vanno affrontate e risolte altre questioni quali i 41 anni
di contribuzione a prescindere dall’età per poter andare in
pensione, il riconoscimento ai fini previdenziali dei lavori gravosi
e usuranti, l’esigenza di dare una pensione di garanzia ai giovani e
risolvere i disastri che sono stati fatti per le donne, tutti temi
sui quali quota 100 non dà risposte».
È
per queste ragioni che i sindacati dei pensionati, anche in regione,
proseguono nella campagna avviata a livello nazionale, annunciando
decine di iniziative sul territorio in vista delle prossime tappe
della mobilitazione: l’assemblea interregionale dei sindacati
pensionati già indetta per il 9 maggio9 a Padova e la successiva,
nuova manifestazione nazionale di protesta prevista per il 1° giugno
a Roma, in piazza del Popolo: «Perché in ballo non ci sono pochi
euro ““ conclude lo Spi ““ ma la difesa dei redditi e della dignità
di milioni di pensionati».
per queste ragioni che i sindacati dei pensionati, anche in regione,
proseguono nella campagna avviata a livello nazionale, annunciando
decine di iniziative sul territorio in vista delle prossime tappe
della mobilitazione: l’assemblea interregionale dei sindacati
pensionati già indetta per il 9 maggio9 a Padova e la successiva,
nuova manifestazione nazionale di protesta prevista per il 1° giugno
a Roma, in piazza del Popolo: «Perché in ballo non ci sono pochi
euro ““ conclude lo Spi ““ ma la difesa dei redditi e della dignità
di milioni di pensionati».