La campagna Cgil contro l’evasione fiscale
E’ partita la campagna di comunicazione della Cgil su un fisco più equo. La proposta organica di riforma fiscale della Cgil è riassunta nella campagna di informazione in corso in questi giorni, rivolta ai cittadini e ai media, con interviste, pubblicità e manifesti che tappezzano le strade e le piazze del paese.
La campagna in corso annuncia la volontà della Cgil di porre il tema dell’equità fiscale e della riduzione delle tasse a chi ha un reddito fisso, al centro dell’attenzione. Chiedendo ai cittadini, ai lavoratori, ai pensionati di battersi insieme, per un fisco più giusto e per migliorare pensioni e redditi.
Il tema del fisco sarà una costante dell’ iniziativa sindacale per tutto il 2010. Sia perché proprio nella crisi si possono generare ulteriori disuguaglianze rispetto a quelle già presenti e sentite nel paese, sia perché, è convinzione non solo della Cgil, che una pressione fiscale meno forte sui redditi da lavoro e da pensione, favorisca la ripresa dei consumi e dell’economia.
Per molti italiani è forte la preoccupazione sulla perdita del potere d’acquisto dei loro redditi e delle loro pensioni. Qualche giorno fa, a supporto di questo disagio diffuso, la Banca d’Italia ha dato una rappresentazione chiara della situazione: “in Italia, c’è una grande disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Il 10 per cento delle famiglie possiede oltre il 45 per cento della ricchezza e la metà più povera ha il dieci per cento della ricchezza.”
Si impone quindi, anche come fattore anticrisi, anticiclico, uno spostamento delle risorse verso il lavoro dipendente e le pensioni.
Ci vuole – secondo la Cgil – una riforma strutturale che sposti di fatto la pressione sulle transazioni e sulle rendite finanziarie, sulle grandi ricchezze, oltre a recuperare l’evasione fiscale che vale 110 miliardi di euro.
“Il prelievo fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, ha dichiarato Guglielmo Epifani nell’ultimo numero di “Rassegna sindacale” è il più alto d’Europa”. “Bisogna porre rimedio a questa ingiustizia sociale che – secondo Epifani – colpisce in modo particolare due segmenti delle famiglie italiane: da un lato le fasce di povertà che stanno allargandosi e che sono composte prevalentemente, ma non solo, da persone anziane sole, e in secondo luogo quello del precariato, della disoccupazione giovanile.