Ius Scholae, doveroso centrare l’obiettivo entro la legislatura
«La norma sullo Ius Scholae non è ancora la riforma del diritto di
cittadinanza di cui avrebbe bisogno questo Paese, ma può
rappresentare un primo passo in quella direzione, oltre che un
doveroso gesto di civiltà nei confronti di 900mila giovani di
origine straniera, in molti casi nati in Italia, che sono in attesa
del pieno riconoscimento del loro diritto di essere italiani. Diritto
troppo spesso negato o riconosciuto con gravi ritardi, ben oltre la
decorrenza dei 18 anni prevista dall’attuale legislazione». A
sostenerlo è il segretario regionale del Sindacato pensionati Cgil
Roberto Treu, che unisce la voce dello Spi a quelle di chi ritiene
«non solo possibile, ma anche doveroso» approvare entro questa
legislatura la norma, approdata alla Camera lo scorso 29 giugno.
«Discriminare ragazzi che vivono in Italia da molti anni, o
addirittura dalla loro nascita, è tanto più inaccettabile ““
sostiene Treu ““ perché limita le loro legittime aspirazioni negli
anni decisivi per la loro formazione, per costruire il proprio futuro
e per cementare il rapporto con gli amici, con la società , con le
istituzioni. Perseverare in questo errore sarebbe non soltanto
ingiusto, ma anche miope e controproducente, in un paese così
gravemente colpito dalla denatalità e delle sue ripercussioni sulla
società , sul lavoro, sull’economia».
cittadinanza di cui avrebbe bisogno questo Paese, ma può
rappresentare un primo passo in quella direzione, oltre che un
doveroso gesto di civiltà nei confronti di 900mila giovani di
origine straniera, in molti casi nati in Italia, che sono in attesa
del pieno riconoscimento del loro diritto di essere italiani. Diritto
troppo spesso negato o riconosciuto con gravi ritardi, ben oltre la
decorrenza dei 18 anni prevista dall’attuale legislazione». A
sostenerlo è il segretario regionale del Sindacato pensionati Cgil
Roberto Treu, che unisce la voce dello Spi a quelle di chi ritiene
«non solo possibile, ma anche doveroso» approvare entro questa
legislatura la norma, approdata alla Camera lo scorso 29 giugno.
«Discriminare ragazzi che vivono in Italia da molti anni, o
addirittura dalla loro nascita, è tanto più inaccettabile ““
sostiene Treu ““ perché limita le loro legittime aspirazioni negli
anni decisivi per la loro formazione, per costruire il proprio futuro
e per cementare il rapporto con gli amici, con la società , con le
istituzioni. Perseverare in questo errore sarebbe non soltanto
ingiusto, ma anche miope e controproducente, in un paese così
gravemente colpito dalla denatalità e delle sue ripercussioni sulla
società , sul lavoro, sull’economia».