Case di riposo, così non ci siamo

È deludente l’esito del confronto tra sindacati pensionati e assessorato alla Salute sulla riqualificazione delle case di riposo. Lo fanno sapere le segreterie regionali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, in una nota diffusa dopo l’incontro di mercoledì con l’assessore Kosic. «All’inizio di ottobre – scrivono i sindacati – avevamo presentato assieme alle segreterie confederali e della funzione pubblica un documento dettagliato con le nostre proposte. Pensavamo che mercoledì si potesse svolgere un reale confronto sul merito di quelle richieste, ma l’assessore, invece di darci risposte precise, si è limitato ad annunciarci che entro pochi giorni verranno assunte le decisioni conclusive».
Cgil, Fnp e Uilp ribadiscono che la priorità non è la creazione di nuovi posti letto, ma il potenziamento dell’assistenza a domicilio: «In Friuli Venezia Giulia il numero di posti letto per gli anziani non autosufficienti è tra i più alti d’Italia: pertanto avevamo chiesto se l’attuale numero di 10.400 corrisponda al fabbisogno regionale, ma l’assessore non ci ha risposto. Da parte nostra abbiamo comunque confermato la richiesta di non investire in nuovi posti letto nelle, sostenendo l’esigenza di sviluppare i servizi domiciliari ed il sostegno alle famiglie, perché è del tutto evidente che gli anziani stanno meglio a casa loro, nel loro ambiente familiare e sociale».
Quanto alle case di riposo, per i sindacati, «dopo dieci anni di attesa è giunto il momento di offrire ai loro ospiti ambienti di vita più confortevoli e un’assistenza sanitaria migliore: non possiamo quindi condividere – continuano Spi, Fnp e Uilp – le resistenze che impediscono di affermare pienamente un ruolo di governo dell’assistenza, compresa quella residenziale, da parte del sistema sanitario e sociale pubblico». I criteri indicati dalla giunta per la riqualificazione non convincono i sindacati: «Come si può raggiungere l’obiettivo di “umanizzare” l’assistenza agli anziani non autosufficienti, previsto dalle vigenti leggi regionali, con una sola ora e mezzo giornaliera di “assistenza tutelare” a persona? E ancora: quale privacy può garantire il mantenimento “sine die” di un tetto massimo fino a quattro posti letto per stanza?». Questi gli interrogativi posti dalle segreterie, che impongono inoltre un fermo no all’aumento delle rette: «I maggiori costi connessi al miglioramento delle strutture e dell’assistenza – dichiarano – non possono certo ricadere sulle famiglie, che dovrebbero essere chiamate a sostenere il costo delle rette solo in rapporto alla loro reale capacità economica».
Da qui una serie di richieste prioritarie: innalzare almeno a due ore l’assistenza tutelare, ridurre il numero massimo di posti letto per stanza, innalzare i contributi regionali alle famiglie bisognose. «Se i criteri sono quelli che ci sono stati proposti – concludono i sindacati pensionati –  non ci siamo proprio. Alla Regione offriamo tutta la nostra disponibilità per realizzare un confronto punto per punto: c’è ancora il tempo per farlo. Se così non sarà dovremo intraprendere altre strade per far valere i diritti e la dignità delle persone anziane e delle loro famiglie».