Assistenza ai non autosufficienti, Fvg in ritardo
Colmare i pesanti ritardi nell’individuazione della platea di invalidi gravissimi, per avviare la definizione delle risorse necessarie a garantire l’erogazione dei livelli essenziali di assistenza alle persone non autosufficienti. A chiederlo è Gino Dorigo, responsabile welfare della segreteria regionale del sindacato pensionati Spi-Cgil, preoccupato sia dall’insufficiente dotazione derivante dalla ripartizione del fondo nazionale non autosufficienza, sia dalla mancanza di dati relativi ai potenziali beneficiari.
«Dal momento che il piano nazionale già nel 2016 l’identificazione delle persone con disabilità gravissime e la definizione dei livelli di assistenza ““ ha spiegato Dorigo nel corso di un incontro organizzato dalla lega Spi-Cgil Udine centro ““ gli ambiti socio-sanitari avrebbero già dovuto rendere disponibili le informazioni sulle ore di assistenza, sugli importi e sui metodi di erogazione. Informazioni, che poi le regioni avrebbero trasmesso al ministero. Ma in Fvg siamo molto indietro: solo da poco, infatti, si è avviata una verifica sulla qualità delle cure dei non autosufficienti nelle strutture residenziali e semiresidenziali. Secondo una stima che riteniamo molto attendibile, nella platea dei non autosufficienti potrebbero essere coinvolte almeno 7.000 persone, di cui oltre la metà da assistere a domicilio». All’interno di questa platea anche i gravissimi, probabilmente in numero maggiore rispetto a quelli attualmente presi in carico dalle strutture socio-sanitarie della regione, che sono in tutto 400, compresi i malati di Sla.
Lo Spi guarda con preoccupazione ai tempi e alle risorse. Risorse che attualmente possono contare, oltre che sui 34 milioni del Fondo regionale per l’assistenza domiciliare e sui 3 del fondo gravissimi, sui 9 derivanti dalla ripartizione del fondo regionale per la non autosufficienza: «Una ripartizione del tutto insufficiente ““ commenta Dorigo ““ tanto più che il 40% di queste risorse è già vincolata dal ministero al finanziamento dei progetti di vita indipendente, alla cura della disabilità mentale, alla ricerca sulle cellule staminali, alla cura della Sla e ai contributi per ciechi e ipovedenti.
Da qui l’appello dello Spi per una maggiore integrazione tra politiche sanitarie e politiche socio-assistenziali: «In una Regione dove sanità ed assistenza hanno un unico assessore e un’unica direzione ““ denuncia Dorigo ““ mancano un fondo e un piano sociosanitario. Non esiste inoltre uno strumento che ci porti da un utilizzo delle risorse rigidamente amministrato per aree ad uno fondato sulle cure personalizzate e sull’integrazione socio-sanitaria. In Fvg ““ conclude il segretario dello Spi ““ esistono buone leggi e servizi migliori di tante altre realtà del paese, ma c’è ancora poca comprensione dei mutamenti in atto e non si riesce ad applicare nei fatti il giusto principio di investire sul sociale per risparmiare sul sanitario. Ecco perché l’assistenza ai non autosufficienti, dove l’appropriatezza degli interventi è data esclusivamente dalla personalizzazione, può e deve rappresentare la porta d’accesso al rinnovamento della politica sociosanitaria».