Rivalutazione delle pensioni, tagli confermati nel 2024
Nessuna novità positiva sulla rivalutazione delle pensioni. La bozza di legge finanziaria 2024 presentata dal Governo, infatti, conferma i tagli alla perequazione per le pensioni sopra ai 2.100 euro lordi, introdotti lo scorso anno. A parziale consolazione dei pensionati l’anticipo a dicembre del conguaglio Istat, ossia dell’adeguamento delle pensioni al tasso d’inflazione definitivo rilevato nel 2022.
IL MECCANISMO L’incremento delle pensioni in base all’inflazione sono basate su un meccanismo in due fasi. A gennaio di ogni anno scatta un primo adeguamento provvisorio, basato sul tasso d’inflazione rilevato dall’Istat tra gennaio e ottobre dell’anno precedente, che nel 2022 era stato calcolato al 7,3%. Ed è stato appunto del 7,3% l’aumento applicato in via provvisoria da gennaio, inferiore però al tasso d’inflazione definitivo rilevato tra gennaio e dicembre, pari all’8,1%. È questo l’aumento che va riconosciuto ai pensionati, che è pieno (il 100% dell’inflazione) per tutte le pensioni il cui importo lordo nel 2022 non superava i 2.101,52 € (4 volte la pensione minima), per scendere invece all’aumentare degli importi (vedi la tabella).
L’ANTICIPO Di norma il conguaglio Istat viene effettuato sulla pensione di gennaio dell’anno successivo. Il Governo, attraverso il decreto legge n. del 18 ottobre, ha deciso di anticiparlo a dicembre. In questa maniera, oltre alla tredicesima, sulla mensilità di dicembre 2023 i pensionati percepiranno sia l’adeguamento mensile dello 0,8% (ma da perequare anch’esso secondo le fasce di reddito), sia il conguaglio sulle pensioni percepite tra gennaio e novembre.
GLI IMPORTI Per effetto dei conguagli, le pensioni lorde di dicembre godranno di un extra che sarà , per citare alcuni esempi, di 96 euro per i pensionati con assegni di mille euro lordi mensili, di 144 euro per le pensioni da 1.500 euro lordi e di 192 euro su quelle da 2mila euro. Conguagli più bassi, in percentuale, a partire dai 2.100 di pensione, per effetto dei tagli alla perequazione, duramente contestati dallo Spi Cgil.
NEL 2024 L’importo calcolato applicando l’8,1% d’inflazione è il valore definitivo delle pensioni nel 2023. Su queste, a partire da gennaio, sarà applicata la rivalutazione provvisoria per il 2024, sulla base di un tasso di inflazione che dovrebbe aggirarsi attorno al 6% (a metà novembre è atteso il decreto con il tasso provvisorio Istat e le modalità di perequazione). Anche quell’aumento, a fine 2024, dovrà essere a sua volta ricalcolato sulla base del tasso d’inflazione definitivo rilevato nel 2023.
LE MINIME Per quanto riguarda le pensioni minime, il loro importo definitivo per il 2023 sarà di 567,94 euro, con un incremento dell’8,1% rispetto ai 525,38 euro del 2022. Non farà base per il calcolo delle pensioni nel 2024 e per la loro rivalutazione all’inflazione l’aumento straordinario dell’1,5% (e del +6,4% per gli ultra 75enni) disposto dal Governo nel 2023. Oltre alla rivalutazione Istat, su tutte le pensioni pari o inferiori al minimo verrà nuovamente applicato un incremento straordinario, che nel 2024 sarà del 2,7% (senza distinzioni per fasce d’età ).