Pensioni, con la nuova perequazione più protetti dall’inflazione
Trentaquattro euro mensili per una pensione da 2mila euro lordi, 17 per una da mille euro, per salire a 42 euro mensili per gli assegni da 2.500 euro o 48 per quelli da 3mila, sempre lordi. Sono gli importi, anch’essi al lordo delle ritenute fiscali, degli aumenti cui hanno diritto tutti i pensionati italiani a partire dal 1° gennaio di quest’anno, in virtù della rivalutazione dei trattamenti previdenziali all’inflazione. A beneficiarne sono circa 16 milioni di pensionati di tutte le gestioni e oltre 350mila in Friuli Venezia Giulia, con incrementi che riconoscono la piena rivalutazione all’inflazione, con aumenti dell’1,7%, per tutte le pensioni fino a quasi 2.100 euro lordi.
Dopo una lunga mobilitazione dei sindacati dei pensionati, da quest’anno la rivalutazione è tornata al vecchio e più equo meccanismo di perequazione in vigore prima del 2012. «Come chiedevamo da anni ““ spiega Roberto Treu, segretario generale dello Spi Cgil Friuli Venezia Giulia ““ sono stati introdotti scaglioni di perequazione che non solo garantiscono il pieno adeguamento all’inflazione per gli assegni fino a 4 volte la pensione minima, vale a dire fino a 2.095 euro lordi, ma tutelano maggiormente il potere di acquisto anche per le pensioni di importo superiore. Un passo in avanti importante per tutti i pensionati, duramente colpiti, e purtroppo con effetti permanenti nel tempo, dal blocco della perequazione nel biennio 2012-2013 e dalla sua limitazione negli anni successivi. Si tratta di un risultato ancora parziale, ma che rappresenta un concreto miglioramento in presenza di una ripresa dell’inflazione come quella cui abbiamo già assistito nella seconda metà del 2021, destinata purtroppo ad acuirsi fortemente nel corso del 2022».