Emergenza redditi, in Fvg un pensionato su quattro sotto i mille euro lordi
«I numeri illustrati dall’Inps rendono giustizia rispetto a tante illazioni e a troppi luoghi comuni, fotografando la reale situazione dei pensionati nel nostro Paese e nella nostra regione». Il segretario generale del Sindacato pensionati Cgil del Friuli Venezia Giulia Roberto Treu commenta così i dati sui redditi pensionistici 2020, diffusi ieri dall’Inps nazionale, a margine dell’assemblea di organizzazione dello Spi, in corso oggi a Cervignano, alla presenza di 85 tra dirigenti e attivisti di una categoria che rappresenta 50mila pensionati residenti in regione.
Guardando ai dati Inps, in Friuli Venezia Giulia sono 91mila, pari al 26% della platea complessiva di 355mila pensionati, quelli che si collocano sotto la soglia dei mille euro mensili di reddito (tredicesima inclusa): più di uno su quattro, quindi. Quasi la metà , il 47%, percepisce redditi non superiori ai 1.500 euro mensili. «Numeri ““ commenta ancora Treu ““ che confermano come decine di migliaia di pensionati, in particolare le donne e quelli appartenenti a nuclei monoreddito, siano fortemente esposti al rischio di povertà o disagio sociale». Se complessivamente i dati del Friuli Venezia Giulia evidenziano valori reddituali migliori rispetto al quadro nazionale, con un reddito annuo medio complessivo di 20.913 euro in Friuli Venezia Giulia contro i 19.181 euro di valore medio nazionale, l’emergenza redditi ha un forte impatto anche tra i pensionati della nostra regione, soprattutto tra le donne: tra le pensionate, infatti, la percentuale di quelle costrette a vivere con meno di 1.000 ero lordi sale al 35% e il reddito medio è inferiore ai 1.500 euro lordi mensili lordi. «Da qui – conclude Treu – il rinnovato impegno dei sindacati pensionati sull’esigenza di un sistema che garantisca l’effettiva rivalutazione delle pensioni e di una riforma organica della previdenza, non più rinviabile. E per quanto riguarda il fisco, l’impegno per una legge finanziaria che riduca le tasse e tuteli in maniera più incisiva e con risorse adeguate i redditi bassi e medi di lavoratori e pensionati, rispetto all’attuale manovra del Governo, inadeguata e insufficiente. Allo stesso tempo va sostenuto un processo di riforma del welfare che punti sul rafforzamento dell’assistenza domiciliare e dei servizi socio sanitari sul territorio, invertendo la tendenza negativa che ha imboccato in questi ultimi anni la nostra Regione. Di fronte a queste inadeguatezze, la risposta del sindacato sarà decisa e unitaria».