Aziende sanitarie: l’obiettivo non è fare utili, ma investire in salute

Parlare di utile quando ci si
riferisce al sistema sanitario, come fa la Giunta regionale, è sicuramente
inappropriato ed anche disdicevole, oltre che il frutto di una scarsa
conoscenza delle dinamiche della spesa sanitaria degli altri paesi europei. Lo
affermiamo guardando sia ai contenuti della programmazione sanitaria sia alle criticità 
croniche, tra le quali spiccano i ripetuti tagli al personale, che ovviamente
si riflettono negativamente sui servizi e che sicuramente spiegano le risorse
non spese. Tagli che concretamente rimarranno se non vi saranno tutte le
assunzioni necessarie. Nell’augurarci che non ci sia correlazione alcuna fra i
premi ai manager, parzialmente erogati nel 2017 per i bilanci in rosso, e gli
avanzi di amministrazione, riteniamo che approcciarsi alla salute solo in
termini di sostenibilità  economica dice della approssimazione con cui si
affronta un tema, quello del fare salute, in modo vecchio e assolutamente
inadeguato.
Sbagliato anche denunciare ripetutamente
sprechi e inefficienze in modo generico, senza dire dove si annidano e come e
cosa si fa per risolverle, quasi a voler sfuggire proprio alla questione di
fondo che è quella di evitare che le persone si ammalino. Investire cioè su
quella prevenzione che costituisce il punto dolente del nostro sistema
sanitario regionale, con una visione di prospettiva e un piede saldo sul
presente. Bisogna garantire la tenuta della
qualità  del sistema sanitario pubblico garantendo a tutti i cittadini di questa
regione pari diritti e opportunità  di accesso ai servizi, quindi rimuovendo le
differenze esistenti fra le province, con la piena attuazione dei livelli
essenziali di assistenza, e tagliando liste di attesa e file al pronto soccorso,
che quasi sempre costituiscono la carta di presentazione della sanità  nei
confronti dei cittadini. Parametri questi che debbono diventare più stringenti
anche nel riconoscimento dei premi ai dirigenti.
Per quanto riguarda la provincia
di Pordenone, la nostra attenzione va innanzitutto agli anziani (ce ne sono 174
ogni 100 giovano con meno di 14 anni, contro una media regionale di 213): la
loro aspettativa di vita si è allungata, grazie anche al ruolo della sanità 
pubblica, ma questo comporta anche prospettivo di incremento della sanitaria,
perché man mano che cresce l’età  più aumenta la spesa sanitaria individuale. Su
questo è necessario prospettare azioni di tipo preventivo, cosa che appare alquanto
distante dall’offerta di prestazioni e servizi proposta dalle assicurazioni
private e dai fondi di sanità  integrativa. Quei soggetti cioè verso i quali si
rivolge l’interesse della nostra amministrazione regionale, quasi a esprimere un’idea
di “appalto” della tutela della salute di questa parte della popolazione.
Cgil Cisl Uil hanno messo in fila diverse proposte al riguardo, che chi governa fa fatica ad ascoltare. Tra queste spicca appunto una rinnovata attenzione alle patologie che produrranno i cambiamenti demografici, epidemiologici e sociali (cronicità  e non autosufficienza in specie), anche in un’ottica di genere. Ecco, se si avesse la lungimiranza di guardare a questi obiettivi e di utilizzare le risorse per conseguirli è sicuro che non avremmo avanzi finanziari ma benefici in termini di salute e anche si sostenibilità  del sistema sanitario.
Spi Cgil Pordenone, segreteria provinciale