Legge di stabilità , perché i pensionati attendono risposte
Una recente inchiesta di un quotidiano locale ha fotografato una realtà che noi del sindacato pensionati conoscevamo, evidenziando che il valore medio di una pensione in Fvg è di 808 euro. Lordi. E che oltre il 40% degli assegni erogati non supera i 600 euro. Nonostante l’evidenza di questi numeri, c’è chi continua a dipingere i pensionati come una categoria privilegiata, indenne dalle conseguenze della crisi. E chi, portando alle estreme conseguenze questo ragionamento, li accusa di «rubare» il futuro ai giovani, già compromesso dalla disoccupazione e dalla precarietà del presente. Contro chi fomenta questa guerra tra le generazioni, opporre la realtà delle cifre probabilmente non basta.
È doveroso quindi ricordare che quelle pensioni per nulla d’oro sono il frutto di lunghi anni di contributi interamente versati e trattenuti in busta paga, in un Paese dove l’evasione fiscale e contributiva tocca il volume spaventoso di 130 miliardi l’anno. Chi vuole cercare i ladri di futuro dovrebbe cercare in quella direzione. Senza dimenticarsi gli stipendi e le pensioni (quelle sì d’oro) dei supermanager, i cacciatori di incarichi e consulenze, gli sprechi della politica, le ruberie, gli scandali, ivi comprese le privatizzazioni fatte per privatizzare gli utili e socializzare le perdite. Questi i veri sprechi, queste le voragini che inghiottono le entrate e gonfiano la spesa pubblica.
I pensionati, da parte loro, hanno accettato tanti sacrifici, ma pretendono in cambio equità , tanto più dopo due anni di blocco o di riduzione dell’indicizzazione delle pensioni. Equità significa meno tasse per i lavoratori dipendenti e i pensionati che già pagano tanto, e più tasse per le grandi ricchezze e le rendite finanziarie. Risarcendo almeno in parte chi, come i pensionati, ha perso negli ultimi anni il 33% del proprio potere di acquisto.
Dalla legge di stabilità nazionale non è arrivato quanto ci aspettavamo, comprese le risposte deludenti sulla rivalutazione delle pensioni e sulla riduzione del cuneo fiscale per i lavoratori. Per questo i sindacati dei pensionati sono scesi in piazza con Cgil, Cisl e Uil in occasione dello sciopero generale e delle successive proteste contro il Governo. Una battaglia che non si esaurirà dopo l’approvazione della Finanziaria, ma che continuerà sui temi del welfare e delle pensioni.
Il welfare, appunto. A livello regionale abbiamo rivendicato quantomeno la conferma delle risorse stanziate per l’anno in corso. In un contesto di crisi, infatti, lo stato sociale è lo strumento fondamentale che può garantire una tutela alle fasce più esposte al rischio povertà , e in particolare ad anziani e non autosufficienti. La caduta dei redditi di lavoratori e pensionati mina infatti le basi di quella rete di solidarietà familiare che ancora oggi contribuisce a colmare le lacune della sanità e dell’assistenza pubblica: lo sanno bene per primi gli anziani, il cui contributo, in servizi o in denaro, è fondamentale per difendere figli e nipoti dai colpi della crisi.
Ecco perché, se da un lato apprezziamo lo sforzo della Giunta per ripristinare o integrare alcuni capitoli di spesa sul welfare, consideriamo quella che ci è stata data finora una risposta solo parziale, che dovrà trovare nuove conferme con la manovra estiva di assestamento del bilancio. E se condividiamo l’impostazione che è stata adottata sulla sanità , che può aprire la strada per una politica di razionalizzazione della spesa, ricordiamo che questo obiettivo sarà possibile solo se, di pari passo con i risparmi che saranno realizzati, verranno fatti adeguati investimenti sui servizi territoriali. Solo così potremo rinnovare il nostro welfare, adeguarlo alle nuove sfide poste dai cambiamenti demografici e porre le premesse per una effettiva sostenibilità della spesa nel tempo.
Ezio Medeot, segretario generale Cgil Fvg