Pagamenti sopra i 1000 euro e quattordicesima, doppia tegola sui pensionati
Dal 1° luglio, com’è noto, è scattato l’obbligo dell’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici per la corresponsione di stipendi e pensioni per importi superiori ai 1.000 euro. Un tetto, quello dei 1.000 euro, riferito solo alle rate ordinarie di pensione, e che quindi non tiene conto degli importi superiori legati al pagamento di tredicesime, quattordicesime o eventuali arretrati. Con l’entrata in vigore delle nuove regole, introdotte dalla legge 214/2011, il pagamento della pensioni in questione può essere effettuato solo mediante accredito sul conto o sul libretto indicato dal beneficiario. In realtà, però, dal 1° luglio è partito un periodo transitorio di tre mesi durante il quale i pensionati sprovvisti di conto corrente o libretto hanno potuto incassare la pensione tramite un assegno di traenza emesso da Poste italiane. Periodo che scadrà improrogabilmente il 30 settembre.
L’opzione assegno, quindi, non sarà più disponibile a partire dal 1° ottobre. Per incassare la pensione sarà obbligatorio pertanto aprire un conto corrente o un libretto di risparmio. In ogni caso, comunque, resta fermo il diritto alla pensione, che viene soltanto “congelata” (senza far maturare interessi), in attesa che sia possibile l’accredito elettronico delle future rate e degli arretrati.
Altra novità negativa, che secondo i dati diffusi a livello nazionale riguarderebbe circa 200mila pensionati, la richiesta di restituire le somme che nel 2009 l’Inps sostiene di aver indebitamente pagato a titolo di quattordicesima. Si tratta, per chi non lo ricordi, del “bonus” istituito nel 2007 per tutti i pensionati con redditi non superiori a 1,5 volte il trattamento minimo, cioè a un limite massimo che per quest’anno è di 9.715,50 euro (8.934 euro nel 2009). La richiesta di restituzione nasce da verifiche incrociate sui pagamenti 2009, che l’Inps ha portato a termine solo quest’anno. Le somme contestate vanno da 336 a 504 euro, a seconda dell’anzianità contributiva dei beneficiari, la cui restituzione, tramite trattenute rateizzate sulla pensione, dovrebbe scattare a partire da novembre.
«È l’ennesima tegola che si abbatte sulle fasce più deboli dei pensionati, già gravemente esposte alla crisi», denunciano le segreterie regionali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp Uil con Ezio Medeot, Gianfranco Valenta e Magda Gruarin. In attesa dell’incontro chiesto dai sindacati pensionati con l’Inps, che si terrà a Roma il 25 settembre, Spi, Fnp e Uilp invitano i pensionati raggiunti da un avviso di restituzione a contattare le sedi sindacali o i patronati per l’esame delle singole situazioni. Quanto al numero dei pensionati coinvolti in regione, i sindacati non fanno stime, in attesa di ricevere notizie più dettagliate dall’Inps.