In centomila a Bruxelles contro l’austerità voluta dall’Unione Europea
Sono arrivati da tutta Europa in centomila (e c’era anche lo Spi Cgil del Friuli Venezia Giulia) per sfilare lungo le strade di Bruxelles e gridare il loro no all’austerità e chiedere politiche che favoriscano l’occupazione e la crescita. Il 29 settembre, proprio nel giorno in cui la Commissione europea ha presentato una serie di proposte volte a inasprire i parametri sui conti pubblici dei paesi dell’Unione, così come i meccanismi di controllo e sanzione a carico degli Stati che “sgarrano”, lavoratori, disoccupati, pensionati, provenienti da trenta paesi europei in rappresentanza di circa cinquanta organizzazioni sindacali, hanno dato vita alla manifestazione indetta dalla Confederazione europea dei sindacati (Ces) per protestare contro l’ondata di tagli alla spesa pubblica e rigore di bilancio che ha coinvolto i paesi del Vecchio Continente.
«Questa giornata – ha detto John Monks, segretario generale della Confederazione – rappresenta un grande successo per i lavoratori europei e un segnale chiaro per i dirigenti dell’Unione europea: voi non potete più ascoltare soltanto i mercati, voi non potete più non ascoltare la collera e l’inquietudine dei lavoratori. Voi chiedete tagli e rigore ma tagliare i fondi allo sviluppo in un periodo di crisi come questo è una follia. Quasi tutti i nostri governi – ha proseguito Monks – si imbarcano in tagli consistenti alla spesa pubblica. Ma lo fanno in una fase in cui l’economia è molto vicina alla recessione e quasi certamente la vedremo ripiombare in recessione sotto i colpi di questi tagli». Insomma, l’austerità viene invocata come una sorta di panacea, e sembra diventata una “moda”, ma i sindacati temono che saranno i lavoratori le principali vittime della crisi economica, creata dalla finanza che invece è stata salvata da massicci interventi pubblici.
«Le politiche dei governi sono fallimentari di fronte alle esigenze messe a nudo dalla crisi – ha sottolineato Fulvio Fammoni, segretario confederale della Cgil presente alla manifestazione di Bruxelles –. Occorrono interventi fiscali in grado di rimettere in moto la politica dei redditi, aumentando i consumi e, di conseguenza, il Pil». Certo, ha aggiunto Fammoni, è necessario anche il rigore dei conti pubblici, «ma la ripresa può avere dei costi che la domanda che cresce e le maggiori entrate possono compensare».
In occasione della giornata di mobilitazione europea, scioperi e manifestazioni si sono svolti anche in molti altri paesi. Dieci milioni di lavoratori hanno incrociato le braccia in Spagna; in Francia sono proseguite le proteste unitarie; manifestazioni si sono svolte in Portogallo, Irlanda, Lettonia, Polonia, Cipro, Romania, Repubblica Ceca, Lituania e Serbia.
Le foto della manifestazione