Primo Maggio, oltre 12mila a manifestare contro la crisi
«È scandaloso e inaccettabile che alcune imprese abbiano mantenuto ferma la decisione di rimanere aperte oggi: questo non solo mette a nudo le lacune della legge regionale, ma tradisce anche una palese mancanza di rispetto nei confronti del mondo del lavoro, dei suoi valori e delle sue tradizioni». Il segretario regionale della Uil di Trieste Luca Visentini ha ribadito così, dal palco di Trieste, la denuncia dei sindacati confederali nei confronti delle aperture festive decise per oggi da alcune aziende del commercio. Visentini, assieme ai sindacati di categoria e ai segretari regionali di Cgil e Cisl Franco Belci e Giovanni Fania, ha ribadito quindi «l’esigenza di un’immediata revisione della legge regionale, che revochi le attuali deroghe e preveda la chiusura obbligatoria in occasione delle principali festività civili e religiose».
Anche la protesta dei sindacati del commercio si è svolta nell’ambito dei cortei e delle manifestazioni organizzate da Cgil, Cisl e Uil, che in regione hanno portato in piazza oltre 12mila persone: più di 6mila a Trieste, 3 mila a Cervignano, con la partecipazione al corteo di Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Cna, Confartigianato, 3mila a Gradisca d’Isonzo,
Al centro dei comizi i grandi temi della crisi, la crescita delle disoccupazione e della cassa integrazione. Cgil, Cisl e Uil hanno ribadito l’esigenza di un’accelerazione nelle politiche di sostegno alla crescita, con particolare riferimento alle misure per l’innovazione, la ricerca e l’internazionalizzazione delle imprese. «Il Primo Maggio – ha detto Visentini – è l’occasione per chiedere con forza alla Regione, ma anche agli enti locali, di mettere in campo ogni sforzo per sostenere gli investimenti e far ripartire l’economia. Gli ammortizzatori sociali, pur indispensabili, da soli non bastano: senza una strategia per la ripresa l’impatto della crisi sull’occupazione, già grave, rischia infatti di peggiorare ulteriormente».