Sciopero regionale, seimila alla manifestazione di Udine
«Siamo in piazza per chiedere non solo al Governo, ma anche a questa Regione, un impegno adeguato alla portata di questa crisi, che colpisce in modo sempre più pesante anche il tessuto produttivo e occupazionale del Friuli Venezia Giulia, e in particolare i precari e le donne, come dimostra la vicenda Safilo». Il segretario regionale Franco Belci sintetizza così le ragioni dello sciopero generale proclamato per oggi dalla Cgil Friuli Venezia Giulia: «Una protesta – spiega Belci – che cala in una dimensione regionale le grandi questioni nazionali legate alla crisi, alla tutela dell’occupazione, alla difesa del reddito dei lavoratori e dei pensionati».
Seimila, secondo
Al centro degli interventi di Belci e Panini non solo l’emergenza legata all’aumento della cassa integrazione, che in Friuli Venezia Giulia sta registrando un aumento esponenziale e coinvolge oltre 20mila lavoratori. Tra le ragioni della mobilitazione, infatti, anche il no all’accordo separato dello scorso gennaio sulla riforma della contrattazione, sul quale
«Electrolux, Safilo, Ferriera di Servola e Caffaro – ha dichiarato Panini – sono solo i casi più eclatanti di una crisi di fronte alla quale anche questa amministrazione regionale non sta mettendo in campo una risposta all’altezza della situazione. Preoccupanti anche le ripercussioni dei tagli sulla scuola, sull’università e sul mondo della ricerca, che costituiscono da sempre uno dei punti di forza di questa regione».
Una delle questioni centrali, come ha ricordato Franco Belci, è legata all’entità degli interventi del Governo e della Regione: «La vera emergenza – ha affermato il segretario regionale – è il sostegno al reddito dei lavoratori e dei pensionati e la tutela dei tanti lavoratori colpiti dalla crisi, a partire dai precari. Solo così si può sperare di uscire dalla crisi e di rilanciare i consumi. Prima della Finanziaria, del resto avevamo chiesto una manovra di 25 miliardi in 2 anni: ci accusavano di esagerare, adesso tutti ci danno ragione, e anche Confindustria giudica inadeguato l’intervento del Governo. È soprattutto grazie alla mobilitazione della Cgil, del resto, che le risorse stanziate sugli ammortizzatori sociali sono passate dai 600 milioni della Finanziaria a 8 miliardi. A livello regionale, invece, crediamo che esistano le condizioni per chiudere l’accordo sugli ammortizzatori sociali in deroga. La condizione posta dalla Cgil è il raddoppio delle risorse destinate ai precari licenziati, per portare l’indennità dal 20 al 40% del trattamento goduto nello scorso anno».