Il 5 marzo lo Spi torna in piazza
Lo Spi-Cgil ritorna in piazza con una grande manifestazione nazionale in programma a Roma giovedì 5 marzo. Uscire dal tunnel della crisi è possibile, ma occorre innanzitutto agire a sostegno del reddito dei lavoratori e dei pensionati, per favorire i consumi e la produzione. Per farlo servono strumenti credibili, che consentano di utilizzare al meglio le risorse disponibili e di garantire una maggiore equità nella distribuzione della ricchezza. Queste le richieste che lo Spi-Cgil lancia al Governo e che saranno al centro della manifestazione del 5 marzo. «Torniamo in piazza da soli – spiega il segretario regionale dello Spi Gio Batta Degano – per chiedere un cambio di rotta al Governo, che sta affrontando la crisi con provvedimenti parziali, inefficaci o addirittura umilianti come la famigerata Social Card. Lo facciamo per chiedere una vera politica di sostegno alle pensioni, che da troppi anni sono penalizzate da aumenti non adeguati al costo della vita e da un prelievo fiscale troppo alto. Non solo: chiediamo anche misure concrete a favore dei milioni di persone non autosufficienti, ai quali deve essere garantita un’assistenza degna di questo nome».
La manifestazione di Roma arriverà al termine di una mobilitazione che scatterà ufficialmente con il 21 febbraio: decine gli incontri e le iniziative – assemblee pubbliche, volantinaggi, presidi – in programma anche nella nostra regione, per illustrare ai pensionati e a tutti i cittadini le ragioni dello Spi. Una battaglia che lo Spi combatte assieme alla Cgil, e che porterà nuovamente in piazza i pensionati sabato 4 aprile, per l’altra grande manifestazione nazionale, indetta dalla confederazione.
Sia lo Spi che la Cgil, purtroppo, manifesteranno da soli: «La nostra mobilitazione – dichiara Carla Cantone, segretaria generale dello Spi – è la conseguenza naturale delle rivendicazioni contenute nella piattaforma unitaria presentata lo scorso anno assieme a Fnp-Cisl e Uilp-Uil. Questa crisi trova un’Italia più debole rispetto agli altri grandi Paesi europei. Più debole in quanto sprovvista di strumenti capaci di tutelare i giovani precari, i lavoratori e i pensionati. Per loro, complici Confindustria e l’insieme delle associazioni imprenditoriali, il Governo ha stanziato solo le briciole, adottando misure molto lontane da ciò che hanno fatto altri governi in tutto il mondo».
A consumare lo strappo tra i sindacati, dopo le firme separate sui contratti nazionali del commercio e del pubblico impiego lo scorso anno, il nuovo accordo separato siglato da Cisl e Uil sulla riforma della contrattazione. La Cgil ha detto no a quell’intesa, che rischia di indebolire pesantemente il ruolo della contrattazione nazionale, proprio mentre i salari – come le pensioni – avrebbero invece bisogno di essere aumentati: non solo per un’ovvia questione di equità sociale, ma anche per rilanciare i consumi e l’economia. Lo Spi, da parte sua, giudica incomprensibili le ragioni che hanno indotto Fnp-Cisl e Uilp-Uil, che pure giudicano insufficienti le misure del Governo, a non mobilitarsi per tutelare i diritti dei pensionati.
Contrariamente a Cisl e Uil, la Cgil ritiene che la mobilitazione sia l’unica scelta possibile. E lo Spi continuerà a lottare: per i diritti dei pensionati, per l’occupazione, per la tutela dei tanti giovani precari duramente colpiti dalla crisi e privi di ammortizzatori sociali, per difendere la scuola e la sanità pubblica, per i diritti dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie, per contrastare l’esclusione e l’emarginazione sociale di fasce sempre più ampie della popolazione.
«Continueremo a combattere – dichiara ancora Carla Cantone – per una società solidale, che assuma i nuovi diritti di cittadinanza come base di una nuova fase dello sviluppo economico e civile. Il recente passato ha dimostrato che le buone ragioni, la coerenza e la determinazione alla fine premiano e consentono di realizzare, anche gradualmente, risultati positivi. Le nostre lotte apriranno la strada a nuove conquiste per una società migliore e più giusta».